Le origini dell'ippodromo di Varese sono lontane e risalgono al 1878. Il 31 gennaio
di quell'anno il Conte Gian Pietro Cicogna (nella foto) comunicava al Sindaco
di Varese, dottor Magatti, la costituzione della Società Ippica Varesina.
Il primo ippodromo fu costruito nella zona di Casbeno, e vi si disputavano
corse di trotto e di galoppo. Nella riunione inaugurale fu inserito il Criterium,
corsa al galoppo, che si disputa ancora oggi.
Il Premio Varese, corsa al trotto, chiuse la prima stagione ippica varesina.
Nel 1896 l'ippodromo fu trasferito a Masnago, poi, nel 1911, nell'attuale sede
delle Bettole dove per qualche anno si tennero anche corse al trotto.
Come mai e perché è nata la Società Ippica Varesina? Oggi,
a più di cento anni da quella data, la risposta trova chiaro riscontro
nella serie di eventi storico - economico - sociali che sono alla base di ogni
processo evolutivo: si erano create le premesse ed i tempi erano maturi per realizzare
una manifestazione di larga risonanza che facesse accorrere a Varese gente da
tutta Italia e anche dall'estero. In un secolo in cui la passione ippica era caratterizzata
dal costituirsi in Italia di nuove Società, la felice intuizione di alcuni
varesini aveva, già qualche anno prima, predisposto le cose in modo che
uno spettacolo del genere avesse il suo giusto sostegno logistico ed il pubblico,
a sua volta, potesse poi trovare adeguata e confortevole ospitalità negli
alberghi cittadini. Le autorità comunali ed i dirigenti degli Enti locali,
che erano persone dotate di particolare sensibilità e di ampie vedute,
avevano percepito la bontà dell'idea nel suo sviluppo futuro e non esitarono
ad offrire piena collaborazione per il successo dell'iniziativa. Non da ultimo,
gli sportivi milanesi che, non disponendo di un loro campo di corse dovevano accontentarsi
di qualche riunione nella Piazza d'Armi, fra l'Arena e l'Arco della Pace o sulla
vecchia pista di Senago, avrebbero potuto, facendo leva sull'entusiasmo e sulla
partecipazione dei varesini, disporre finalmente di un vero ippodromo.
Nel 1878 a Varese erano in esercizio oltre una decina di alberghi e locande, nei
quali i villeggianti che non possedevano ville o comunque non erano ospiti di
private abitazioni, alloggiavano nel corso del periodo estivo. Il 1° luglio
1874 era stato inaugurato a Casbeno il Grande Albergo Excelsior, nato dalla trasformazione
dell'antica villa Recalcati-Morosini, alla quale erano state apportate ristrutturazioni
per renderla rispondente alle esigenze alberghiere. Una sapiente direzione, gli
assicurò prestigio e rinomanza internazionale e divenne ben presto luogo
d'incontro della migliore aristocrazia europea; i villeggianti affluirono numerosi,
richiamati dalla larga pubblicità e dalla fama che in breve tempo si era
creata intorno al favoloso albergo varesino. Col il passare degli anni, i numerosi
villeggianti e i frequentatori dell'Excelsior, si ritrovarono uniti da cordiali
rapporti di amicizia. Per occupare le giornate erano perciò soliti organizzare
allegre riunioni nelle sontuose dimore, durante le quali avviavano temi diversi
di conversazione. Si parlava di teatro, di poesia, di politica, di arte o di argomenti
d'attualità, quali le corse dei cavalli all'Arena oppure di quel progetto
per un ippodromo a Varese in zona Casbeno, che il Comitato per Divertimenti e
Beneficenze stava allestendo. Il tema era vivacemente dibattuto e, nonostante
i pareri avversi, l'idea di organizzare a Varese le corse dei cavalli, divenne
sempre più concreta. Di quel progetto incominciò ad interessarsi
anche la stampa, sia locale che nazionale.
I componenti del Comitato si resero presto conto che, per raggiungere lo scopo,
era però indispensabile impostare bene il problema fin dall'inizio. Era
necessario costituire una società fra quanti si dimostravano interessati
alla costruzione dell'ippodromo ed era altresì essenziale che molte persone,
varesini e villeggianti, entrassero a far parte della nuova Società. Si
doveva poi riuscire a scuotere la diffidenza dei meno convinti, contrapponendole
l'entusiasmo dei molti. L'entusiasmo aveva ormai preso tutti. I contatti tra i
soci varesini e milanesi si erano infittiti e le adesioni alla nuova Società
aumentarono, in breve tempo, in maniera considerevole. Si era alla fine dell'ottobre
1877. Nel ridotto del Teatro Sociale il giorno 28 si riunirono i fautori della
nascente società allo scopo di discuterne ed impostarne la costituzione.
Il mondo ippico italiano fissava la sua attenzione su quanto si stava costruendo
a Varese; negli ambienti sportivi, nei ridotti dei teatri, nei salotti milanesi
non venivano trascurate le occasioni per chiedere quali novità ci fossero.
Come già avvenuto in Inghilterra, che ormai da ben cento anni vantava una
schiera di illustri purosangue, iniziarono a sorgere anche da noi i primi allevamenti
per iniziativa privata. Il 1878 si apriva con la nascita della Società
Ippica Varesina e il primo presidente effettivo fu il conte Gian Pietro Cicogna,
il 15 maggio 1878, la Società Varesina, ormai regolarmente costituita,
aveva raggiunto un numero di centouno soci e quattordici Patronesse.
Il 7 dicembre del 1887, una lettera firmata dal barone Alberto Baracco, dopo un'introduzione
di ampio riconoscimento ed elogio per quanto a Varese era stato fatto nell'interesse
dell'ippica nazionale "spianando la via alle corse per i cavalli di due anni",
si faceva rilevare che, proprio per questa categoria di purosangue, l'ippodromo
di Varese Casbeno non rispondeva ai requisiti richiesti. Per tale ragione il Criterium,
che era sempre stata una corsa principale disputata sul turf varesino fin dal
suo primo anno di fondazione, secondo Baracco, non avrebbe potuto fornire esatte
indicazioni sul valore dei cavalli in gara perché pregiudicati da un percorso
difficile e pericoloso.
sen. Cagnola
Nel frattempo, a Milano, la Società Lombarda, aveva quasi ultimato la
costruzione dell'ippodromo di San Siro, e il Criterium poteva benissimo essere
portato a Milano, almeno finché non si fosse provveduto a regolarizzare
la pista. L'interessamento del senatore Cagnola (nella foto) riuscì ad
ottenere la proroga di un anno a tale provvedimento.
Si può ben immaginare quale apprensione creasse in Varese tale notizia!
Due progetti di ampliamento dell'ippodromo furono presentati per l'approvazione
dell'autorità comunale, ma i lavori comportavano un preventivo di spesa
che né il Comune né la Società erano in grado di sostenere.
Così il 1888 vide l'ultima disputa della corsa Criterium. Nel 1895, dopo
diciassette anni che videro avvicendarsi su quella pista i nomi più qualificati
dell'ippica in competizioni nelle quali non vennero mai meno la passione sportiva
e la dignità agonistica, si ammainava la bandiera sull'ippodromo di Casbeno
che chiudeva il suo ciclo di gloriosa attività, fra il generale rincrescimento.
La Società, comunque, di lì a pochi mesi, decise la nomina di
una Commissione per la scelta di un'area da destinare a nuovo campo di corse.
Il 5 gennaio 1896, la Società Varesina si riunì in assemblea per
discutere del nuovo ippodromo. L' Avvocato Andrea Baragiola De Bustelli (nella
foto), appassionatissimo sportsman e molto legato all'ambiente delle corse, aveva
generosamente messo a disposizione un terreno di sua proprietà in zona
Masnago, presentando anche il progetto relativo al nuovo campo, che fu approvato
a larga maggioranza.
avv. Andrea Baragiola De Bustelli
Una delle caratteristiche del nuovo ippodromo sarebbe stata quella di avere
il senso di corsa dei cavalli, verso sinistra, secondo un criterio adottato
in altri turf europei. Nulla fu trascurato per rendere l'ippodromo di Masnago
rispondente ai requisiti tecnici regolamentari e dotarlo di quei servizi e di
ogni attrezzatura che ne assicurassero la funzionalità ed ogni comfort
per il pubblico. L'inaugurazione del campo corse segnò anche un avvenimento
importante: il ritorno del Criterium a Varese e fu senza dubbio il maggior avvenimento
dell'ippica nazionale. Le giornate di Masnago furono un vero trionfo. Il primo
decennio del Novecento segnò il passaggio delle corse al galoppo da spettacolo
di élite, quale era inizialmente, a manifestazione di massa. Accanto
ai nobili, nelle tribune e nel pesage, prendevano posto anche gli esponenti
della media borghesia ed i rappresentanti di quel mondo degli affari che si
andava affermando nelle attività determinanti il nuovo aspetto industriale
e commerciale dell'economia varesina.
La Varesina affrontò il 1908 con la consapevolezza di dover risolvere il
problema relativo all'ampliamento dell'ippodromo di Masnago, divenuto ormai inadeguato
per le nuove esigenze. Prevalse però l'idea di realizzare un altro campo
di corse in una zona più ampia e, a tal fine, venne nominata una commissione
per reperire terreno idoneo. Molti furono i progetti studiati e presentati e parecchie
anche le soluzioni proposte. Il terreno delle Bettole fu ritenuto, sotto tutti
i punti di vista e, non da ultimo per la singolare panoramicità, il migliore;
inoltre non distava molto dal centro ed, al tempo stesso, era servito da cinque
strade, da una ferrovia e da tranvie elettriche. La scelta fu approvata con entusiasmo
anche dalla cittadinanza, e il Comune fiancheggiò l'iniziativa costruendo
un'importante arteria, il viale Ippodromo, per agevolare il transito dei veicoli.
Si pensò di inserire, nel progetto del campo di corse, una pista interna
per le corse al trotto che consentisse ogni anno, nel mese di agosto, di organizzare
importanti riunioni per tale categoria. Tutti seguirono con crescente interesse
la realizzazione del progetto. La Società Varesina con quel nuovo campo
di corse, il terzo da quando erano iniziate a Varese le riunioni ippiche, avrebbe
offerto a tutti gli operatori del settore un ippodromo con una pista fra le più
moderne d'Europa, così favorendo anche una maggiore partecipazione di concorrenti
in gare di alto impegno sportivo. I lavori iniziarono ai primi di aprile e furono
ultimati in tempo per l'imminente stagione. Anche quell'anno l'esito della manifestazione
fu ritenuto soddisfacente sotto ogni aspetto.
L'avvenimento di maggior rilievo dell'estate varesina del 1912, fu rappresentato
dalle riunioni di corse al trotto indette a titolo di sondaggio, per valutare
la convenienza e l'opportunità di dare a tale manifestazione, carattere
di continuatività, programmandola anche per gli anni futuri quale elemento
di attrazione della villeggiatura e per l'incremento del turismo cittadino. Con
la prima guerra mondiale, l'ippodromo dovette ospitare accampamenti militari,
soldati in esercitazione, materiale bellico, armi e depositi di benzina etc. Malgrado
ciò, si riuscì comunque a garantire le corse dei cavalli, eccezion
fata per il 1918. Il 1919 si aprì carico di speranze e, alla stagione ippica
varesina, intervenne un vasto pubblico, desideroso di dimenticare le ristrettezze
della guerra, e con un nuovo entusiasmo nell'anima. I turf varesino subì
lavori di ammodernamento degli impianti che conferirono al campo di corse una
migliore funzionalità. Il 21 settembre 1924 venne inaugurata l'autostrada
Milano-Varese, nel 1927 la città divenne capoluogo di provincia e un rinnovato
fervore organizzativo contrassegnò l'attività di tutti. Le giornate
di corse al galoppo, portate ad otto, ebbero molto risalto, ippofili di tutta
Italia convennero alle Bettole e si unirono alla folla degli spettatori varesini
e villeggianti. Malgrado la gravissima crisi economica che investì il mondo
intero tra la fine degli anni venti e la metà degli anni trenta, il calendario
delle giornate ippiche varesine fu ricco di concorrenti e di premi. Sempre in
quegli anni fecero la loro comparsa sui turf italiani, le prime amazzoni, ma fu
solo dopo la seconda guerra mondiale che ebbero un ruolo importante nelle manifestazioni
di galoppo e scesero in campo per la disputa di premi di rilievo.
Nel 1933, una nuova organizzazione, con lo scopo di coordinare e guidare l'attività
tecnica e sportiva dell'ippica nazionale, fu istituita in agosto a Roma: l'U.N.I.R.E.
Cesare Castelbarco Albani
Tale ente intervenne a risolvere la crisi che da alcuni mesi perdurava nella
Società Varesina, nominando il principe Cesare Castelbarco Albani (nella
foto) nuovo presidente del sodalizio. Nel 1935 la Società avviò
tutta una serie di lavori, avvalendosi anche del fattivo contributo del Comune,
che cambiarono l'aspetto dell'impianto, il '37 vide la sperimentazione di un
dispositivo per la partenza dei cavalli in movimento che avrebbe dovuto sostituire
i tradizionali nastri.
La nuova apparecchiatura era stata ideata e brevettata dal varesino Giulio
Cottini e sul campo delle Bettole, lo stesso anno, fu sperimentata, portando
quella stagione di corse al centro dell'attenzione di tecnici e di significative
personalità dello sport ippico. Nel 1939 la presidenza passò a
Virginio Curti, eminente personaggio nella storia dell'ippica varesina e nazionale,
che ebbe in mano le sorti del sodalizio per ben un trentennio. Sotto la gestione
Virginio Curti la Varesina visse, pur nei contrasti e fra molti disagi causati
dal secondo conflitto mondiale, un periodo di intensa attività. Giunti
al secondo anno di guerra, si riproponeva, ovviamente in proporzioni più
ampie, lo stesso problema che era sorto durante il primo conflitto mondiale:
proteggere l'allevamento del purosangue che rappresentava un insieme di vasti
interessi legati alla politica di gestione dell'ippica nazionale. Per fronteggiare
le richieste pervenute da più parti, la Varesina costituì la "Scuderie
Olona s.r.l.", che provvide ad allestire nuovi boxes per il ricovero dei
purosangue durante le manifestazioni ippiche e gli allenamenti. Mentre il programma
per il '42 potè essere portato a compimento, quello per l'anno successivo
fu interrotto dopo la giornata d'apertura delle riunioni estive per la fatale
coincidenza di tale data, 25 luglio, con un decisivo avvenimento storico: le
dimissioni di Benito Mussolini da capo del governo e la caduta del fascismo.
In quegli anni la vita cittadina si animò di nuovi avvenimenti: i lavori
per la realizzazione dell'aeroporto intercontinentale della Malpensa e l'acquisto,
da parte del Comune, dell'antica Villa Mirabello da destinare a Musei Civici.
L'apertura dell'aeroporto apriva nuove prospettive al ruolo di Varese e della
provincia nel contesto delle più importanti città del nord, interessate
agli scambi commerciali ed all'incremento del turismo. Per la prima volta in Italia
venne sperimentato ed istallato alle Bettole il totalizzatore mobile per consentire
agli appassionati di seguire meglio l'andamento del gioco.
Virginio Curti
Con la scomparsa di Virginio Curti (nella foto), nel giugno del 1969, si concludeva
il periodo più lungo di attività che un presidente avesse dedicato,
con slancio ed indiscussa competenza, all'ippica varesina. Ma le fortune della
Società non erano destinate a cessare con la sua scomparsa.
Continuatore di quella politica di incentivazione di tutto ciò che potesse
esaltare l'impegno di Varese nell'attività dell'ippica, erede di un patrimonio
spirituale che prestigiosamente lo poneva fra i più quotati allevatori
di purosangue, incline a farsi carico di tutti i problemi connessi al prestigio
delle corse varesine, Carlo Curti, che già faceva parte del Consiglio,
assumeva il 25 giugno 1969 con voto unanime, la presidenza della Società.
La stagione si svolse e concluse nel migliore dei modi, il bilancio fu soddisfacente
e i componenti della Varesina si sentirono pronti a realizzare quelle opere
oramai necessarie a migliorare l'ippodromo.
In quegli anni la vita cittadina si animò di nuovi avvenimenti: i lavori
per la realizzazione dell'aeroporto intercontinentale della Malpensa e l'acquisto,
da parte del Comune, dell'antica Villa Mirabello da destinare a Musei Civici.
L'apertura dell'aeroporto apriva nuove prospettive al ruolo di Varese e della
provincia nel contesto delle più importanti città del nord, interessate
agli scambi commerciali ed all'incremento del turismo. Per la prima volta in Italia
venne sperimentato ed istallato alle Bettole il totalizzatore mobile per consentire
agli appassionati di seguire meglio l'andamento del gioco. Con la scomparsa di
Virginio Curti, nel giugno del 1969, si concludeva il periodo più lungo
di attività che un presidente avesse dedicato, con slancio ed indiscussa
competenza, all'ippica varesina. Ma le fortune della Società non erano
destinate a cessare con la sua scomparsa. Continuatore di quella politica di incentivazione
di tutto ciò che potesse esaltare l'impegno di Varese nell'attività
dell'ippica, erede di un patrimonio spirituale che prestigiosamente lo poneva
fra i più quotati allevatori di purosangue, incline a farsi carico di tutti
i problemi connessi al prestigio delle corse varesine, Carlo Curti, che già
faceva parte del Consiglio, assumeva il 25 giugno 1969 con voto unanime, la presidenza
della Società. La stagione si svolse e concluse nel migliore dei modi,
il bilancio fu soddisfacente e i componenti della Varesina si sentirono pronti
a realizzare quelle opere oramai necessarie a migliorare l'ippodromo.
Fu data la precedenza alla pista che venne regolarizzata e allargata, sulla tribuna
principale sorse una torretta per i commissari, mentre il tondino per l'insellaggio
subiva alcune sostanziali modifiche. Nel frattempo la Società Varesina
per le corse dei Cavalli mutava per la quarta volta in quasi cento anni dalla
sua fondazione, ragione sociale, trasformandosi nell'attuale Società Varesina
Incremento Corse Cavalli S.p.A. Iniziava così un nuovo ciclo di attività
per l'ippica varesina e la Società, aprendosi a nuove prospettive, impostava
tutto un concreto programma di sviluppo, avvalendosi del consenso degli Enti ippici
centrali quali l'U.N.I.R.E., il Jockey Club e lo Steeple Chases. A livello tecnico,
fu dato incarico all'ing. Arturo Redaelli e all'arch. Giovanni Giavotto, di elaborare
il progetto per la ristrutturazione dell'ippodromo; nei confronti dell'Amministrazione
Comunale, la Varesina si impegnò a fronteggiare, in proprio, la consistente
spesa relativa ai lavori chiedendo solo, per converso, l'impegno ad un affitto
almeno ventennale.